Ciclo III

La stratificazione e le sovrapposizioni, il Mondo dei vettori. Geometrie e layer.

Perché una immagine ha più informazioni del reale? Perché trasforma il reale in informazione.
La caratteristica del sistema raster è come quella di una battaglia navale: il pixel “buca” lo schermo, appartiene allo schermo.
Il salto cognitivo, inventando il sistema vettoriale, sta nel decodificare prima, creare quindi una entità a monte conosciuta sia dal mittente che dal ricevente. Se rendo indipendente l’oggetto dallo schermo, gli oggetti diventano entità appoggiate su di esso e la trasmissione dell’informazione diventa più efficiente: ad esempio di un triangolo non si invierà la linea uno,due e tre, ma solamente l’elemento triangolo definito in precedenza.
Il mondo vettoriale perciò necessita un tipo di ragionamento differente rispetto a quello raster, basta pensare che per cancellare un punto da una linea, bisogna dividerla in altri due elementi e distanziarli tra loro e non più cancellare il solo pixel.
Un ulteriore salto si ha col passaggio da una  descrizione per punti (l’elemento linea va da punto A a punto B) ad una matematica: invece di dare una descrizione della linea, fornisco la sua caratteristica essenziale, l’equazione, la rappresentazione matematica.
Così facendo acquisto un altro livello di indipendenza: non ci importa più se schermo A è diverso da schermo B.
Il mondo vettoriale quindi, essendo formato da elementi appoggiati, è un mondo nominabile che slitta, o meglio può slittare.
Se ci immaginiamo molteplici, infiniti piani in cui far muovere gli elementi-vettori, stiamo parlando del mondo dei layer.
I vantaggi di questi di mondi-layer sovrapposti sono dovuti a cinque proprietà insite in questo sistema:
1. Indipendenza: ogni layer è indipendente rispetto ad un altro
2. Nascondere: avendo risorse limitate, il sistema mi permette di lavorare su un layer specifico, nascondendo gli altri
3. Simultaneità: Posso elaborare modifiche in modo simultaneo a tutti gli elementi di un determinato layer
4. Economicità: posso manipolare in maniera più efficiente nel sistema (vedi Nascondere)
5. Semantico: la proprietà fondamentale dei layer è l’organizzazione semantica, ad ogni layer attribuisco un significato.
Manifesto di questo mondo vettoriale-layer potrebbe essere il paesaggio industriale olandese (paesaggio è una rappresentazione estetica di un pezzo di realtà che deve essere in qualche maniera condivisa) dove i capannoni sono combinati sul terreno come se fossero appoggiati.
Il layer entra nel discorso archittetonico quando negli ottanta una serie di architetti, tra cui Peter Eisenman, inziano a vedere il progetto non come insieme di sistemi coesi e coerenti (ad esempio è possibile ipotizzare, in una struttura di un edificio, l’andamento del layer “pilastri” seppur avendolo nascosto), ma come una compresenza di più sistemi indipendenti l’uno dall’altro.
Per capire Eisenman, bisogna guardare a Giuseppe Terragni e in particolare due sue opere che vengono studiate dallo stesso Eisenman: la casa del fascio e la casa Giuliani-Frigerio. Nella prima, tramite un processo di erosione-estrazione di un semicubo, l’architetto riesce ad imprimere due caratteristiche: esaltazione del momento mistico-astratto (con la forma pura del cubo) e il dinamismo attraverso un sistema compositivo di bande sovrapposte in verticale; nella seconda, di carattere grammaticale e sintattico diverso, crea un meccanismo di esplosione controllata, dal centro-nucleo si staccano le varie parti.
Peter Eisenman per sintetizzare questi due diversi sistemi ne inventa un terzo, con la House n.2, che comprende i due ragionamenti: l’implosione.
Siamo negli anni settanta, periodo in cui il linguaggio è il tema centrale della ricerca, ma sta prendendo piede il mondo dell’informazione e della comunicazione e l’importanza della promozione, quindi il complesso di giustificazioni che c’è dietro l’opera, ha un significato maggiore dell’opera stessa.
Si torna a parlare della forma che l'”io esisto quanto funziono” della logica dei processi lineari modernisti aveva sotterrato, ma anche dell’importanza del contesto. E’ in questo momento storico che Eiseman entra nel vivo del ragionamento layer attravero questa idea: un contesto, un luogo viene interpretato attraverso una serie di mappe storiche che rivelano strato dopo strato il cambiamento che quel luogo ha subito. La lettura del contesto quindi diventa chiave generativa di nuove ipotesi: il palinsesto (carta medioevale in cui si scrivevano i nuovi documenti, però lasciando traccia dei vecchi).
Eisenman va oltre (Casa Guardiola a Cadice e Cincinnati College of Art) con l’uso di una nuova tecnica, quella del blurring o sfocamento, che riprende in un certo senso quella pittorica di Giacomo Balla: il movimento è generato da una oscillazione e l’oscillazione è sfocata, provocata dal movimento stesso.
Le forme che si vengono a creare, così, non sono più generate da un contesto, ma sono autogenerate e sono nello specifico griglie di campi possibili entro cui giocare la partita dell’architettura.